lunedì 5 agosto 2013

Prima edizione fiera nautica a Golfo Aranci


Dal 28 agosto fino al 1 di settembre, il lungo mare di Golfo Aranci sarà il teatro dell’evento Mare&Sardegna. La manifestazione, organizzata dal Comune di Golfo Aranci, da Star Solution 05 in collaborazione con Confindustria, Cna e Camera di Commercio di Sassari, sarà un evento di richiamo internazionale che avrà lo scopo di rilanciare il settore nautico.

Nautica, pesca, sport, ambiente e tradizione si fonderanno per creare l’unione delle economie del mare, intorno alle bellezza della cittadina costiera. Il villaggio Mare&Sardegna ospiterà rassegne di nautica con yacht e imbarcazioni nuove e usate.

Sul lungo mare di Golfo Aranci, saranno allestiti degli stand dove verranno ospitate rassegne di pesca e manifestazioni sportive che vanno dalla vela al surf, passando per la canoa e il Diving. Non mancheranno, inoltre, le attività rivolte ai più piccoli, con corsi di educazione ambientale per sensibilizzare i giovani al rispetto dell’ambiente e del mare. Il filo conduttore dell’iniziativa che prende il via quest’anno per la prima volta a Golfo Aranci, è la cultura del mare.

venerdì 2 agosto 2013

Ma i pesci bevono ??!!


I delicati equilibri che permettono la vita nell’acqua dipendono in parte dalla concentrazione di sali in essa disciolti, sia che si tratti di quella dell’ambiente esterno, oppure di quella contenuta nei tessuti e nel sangue. E’ evidente quindi che i problemi di mantenimento dell’equilibrio interno sono strettamente correlati all’ambiente e come siano diversi a seconda che si tratti di un pesce di mare, di uno di acqua dolce o di un pesce che viva in ambienti salmastri. I principali ioni contenuti nell’ambiente interno dei pesci sono uguali a quelli dell’acqua di mare, ma presenti in quantità inferiore a quella contenuta in un equivalente volume di acqua marina. Ciò significa che la concentrazione dei sali nelle cellule dei pesci dulcacquicoli è maggiore rispetto a quella che si trova nello stesso volume di acqua dell’ambiente che li circonda. Per il principio di osmosi, attraverso le membrane cellulari semipermeabili l’acqua passa dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata. Nei pesci d’acqua dolce, l’acqua che defluisce attraverso le branchie durante gli atti respiratori passa per osmosi nel sangue, attraverso le sottili pareti dei capillari branchiali e delle mucose della cavità orale.
I pesci marini, al contrario, il cui ambiente interno contiene meno sali in soluzione di quanti ne sono contenuti un equivalente volume di acqua di mare, hanno la tendenza a perdere acqua attraverso queste membrane. In entrambi i casi, comunque, i pesci devono bilanciare l’una o l’altra tendenza per preservare il loro equilibrio interno. I Teleostei marini suppliscono alla perdita di liquidi bevendo l’acqua di mare, come si può facilmente verificare aggiungendo una quantità nota di colorante organico all’acqua di un acquario. Misurando poi la quantità di tintura assorbita dall’intestino dei pesci, si può risalire al volume d’acqua di mare da essi ingoiata. Osservazioni sperimentali condotte sull’anguilla, hanno evidenziato che in 24 ore l’animale è in grado di assorbire 10ml d’acqua di mare, oltre ad una certa quantità d’acqua che esso assume dal suo nutrimento. Quando i pesci bevono acqua di mare per non disidratarsi, accumulano nel proprio organismo sali in concentrazioni superiori a quelle normalmente presenti nel loro ambiente interno; per ripristinare l’equilibrio devono quindi eliminare i sali in eccedenza, che vengono espulsi attraverso le branchie o con le feci. L’escrezione è svolta in massima parte dall’apparato renale che, mediante la produzione di urina, elimina i sali ammoniacali e, in piccole quantità, creatinina ed acido urico; le branchie provvedono invece ai prodotti azotati più semplici, i composti di urea e di ammonio.
I pesci cartilaginei, quali razze e squali, si sono sottratti allo stress fisiologico affrontato invece dalla maggior parte dei pesci marini grazie ad una particolare adattabilità biologica: producono urea anziché sali ammoniacali ed espellono pochissima urina, aumentando così la concentrazione salina del sangue che raggiunge valori di poco superiori a quelli dell’acqua di mare. Ciò significa che questi animali non hanno bisogno di bere l’acqua di mare, perché quella che circola nel loro corpo attraverso le branchie e la bocca è sufficiente all’attività di filtraggio dei reni. Forse è stata proprio questo adattamento biochimico a confinare i pesci cartilaginei in mare, anche se esistono alcuni rappresentanti delle acque dolci (razze del genere Potamotrigon), ma non esiste alcuna testimonianza fossile che dimostri che i Condroitti siano stati membri rappresentativi della fauna dulcacquicola.
Per quanto riguarda invece i pesci d’acqua dolce, essi hanno un sangue meno salato di quello dei Teleostei marini, ma comunque molto ricco di sali se paragonato all’acqua in cui vivono. La loro tendenza sarà quindi quella di diluire la concentrazione salina interna facendo liberamente affluire acqua dalle branchie e dalle membrane mucose. Uno sviluppato apparato renale provvede poi ad eliminare l’acqua eccedente insieme alle scorie azotate del metabolismo: i pesci d’acqua dolce, infatti, producono un’abbondante quantità di urina, in un giorno circa 10 volte il loro peso; al contrario, i pesci marini eliminano pochissima urina, piuttosto concentrata, per evitare di disidratarsi.
Questi meccanismi regolano l’equilibrio idrico; invece, a quello salino provvedono lo stomaco, che arricchisce il sangue di sali prelevati dal nutrimento, e soprattutto le branchie, che nei pesci d’acqua dolce sono in grado di assorbire selettivamente i sali dall’acqua; al contrario, nel caso dei Teleostei marini le branchie provvedono ad espellere l’eccedenza di sali introdotta con l’acqua ingerita.
Oltre al ruolo insostituibile che hanno nella respirazione, le branchie dei pesci regolano quindi anche l’equilibrio idrosalino, eliminando o assorbendo i sali a seconda delle necessità fisiologiche dei pesci, permettendo così la propagazione di molte specie in differenti tipi di habitat acquatici. Pesci molto diversi sono in grado di vivere in acque il cui contenuto salino varia dalle condizioni oceaniche a quelle delle acque dolci, tuttavia, la maggior parte dei pesci, sia marini che d’acqua dolce, si limitano strettamente all’uno o all’altro ambiente. I pesci che effettuano migrazioni, come i salmoni e le anguille, sottopongono il loro ambiente interno ad importanti variazioni di salinità; altri, come i Ciprinodontiformi, sono in grado di sopportare sbalzi di salinità considerevoli ed istantanee.
La larga adattabilità delle specie di pesci che vivono in acque salmastre dipende in massima parte dalla straordinaria attività delle branchie e dei reni, da una debole permeabilità della loro pelle all’acqua e da complessi meccanismi che coinvolgono l’apparato endocrino e nervoso. Il coordinamento delle funzioni che regolano l’equilibrio idrosalino dei pesci ha ancora bisogno di studi approfonditi, che riescano a spiegare in maniera convincente perché l’adattamento a gradienti diversi di salinità si è spinto principalmente verso le acque dolci, piuttosto che verso il mare, coinvolgendo non solo i pesci ma anche molti invertebrati acquatici. Perché, in linea di massima, è più facile ad un pesce marino passare in acqua dolce che non il contrario? Forse le branchie della maggior parte dei pesci di acqua dolce sono incapaci di invertire la loro funzionalità, passando dall’assorbimento all’escrezione dei sali; ma se davvero è questo il limite, non si spiega in ogni caso perché il passaggio inverso sia possibile per un largo numero di pesci marini. Molte domande su questi aspetti della fisiologia dei pesci rimangono ancora di difficile risoluzione.


giovedì 1 agosto 2013

I Capi.... sogno o incubo per i navigatori

I mari più burrascosi, più inospitali e meno frequentati dalle rotte delle navi sono quelli dell’emisfero Sud che confinano con le immense distese ghiacciate dell’Antartide. Gli avamposti dei continenti, hanno da sempre un fascino particolare sia per i naviganti, sia per chi poco conosce i misteri del mare.
Capo Horn, Capo di Buona Speranza e Capo Leeuwin sono considerati i “Capi” dei continenti che guardano verso Sud. Ognuno di questi posti può raccontare terribili tempeste e orrendi naufragi, come anche scoperte che hanno cresciuto l’arte di navigare.

Capo Leeuwin, estremo lembo di terra a Sud ovest dell’Australia, prende il nome dal vascello olandese “Leeuwin” ( Leonessa) che per primo nel 1622 navigò nelle sue acquee. Pur non essendo la terra più meridionale dell’Australia, Capo Leeuwin viene considerata come una delle “boe” per le regate a vela che si svolgono intorno al mondo.

Capo di Buona Speranza, erroneamente considerato il punto più meridionale del continente africano, già dal nome preannuncia una zona di acque “poco ospitali” per la navigazione. In realtà, il punto più meridionale del continente non è Capo di Buona Speranza ma Capo Agulhas, posto a circa 30 miglia più a Sud. In questa zona l’Oceano Atlantico incontra l’Oceano Indiano, e le loro acque, caratterizzate da correnti e temperature differenti, creano condizioni meteo marine molto spesso difficili.

Il sogno di tutti i marinai, spesso l’incubo di chi l’ha visto dal mare, è però Capo Horn. L’avamposto del continente americano, che in realtà è una piccola isola facente parte del Cile, è stato doppiato la prima volta nel 1616 dall’esploratore olandese Willem Schouten, che la chiamò così in onore della propria città natale.
Le acque antistanti il Capo sono poco profonde, mentre poco più al largo le profondità sono notevoli; questa enorme differenza di profondità in uno spazio ridotto fa si che le onde, incontrando la piattaforma continentale, accrescano la loro altezza fino a formare devastanti muri d’acqua. Anche i costanti venti che soffiano impetuosi da Ovest verso Est creano non pochi problemi, soprattutto per chi doppia il Capo passando dall’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico.

L’uomo, ben conoscendo queste difficoltà, ha creato un canale artificiale il famoso Canale di Panama per evitare queste zone e per risparmiare migliaia di miglia di navigazione, oppure preferisce navigare nelle strette ed anguste acque del Canale di Magellano che delimitano il continente americano.

Le più lunghe e difficili regate a vela utilizzano questi tre Capi come fossero “boe”, ma in realtà sono punti dove ogni marinaio deve far forza alle proprie conoscenze ed esperienze, e talvolta fare affidamento alla buona sorte.

mercoledì 31 luglio 2013

Poche e semplici regole per delle vacanze in barca eco friendly!


Ecco alcuni utili consigli di bordo per rispettare il mare. Anche il vostro portafogli ne trarrà giovamento! Se davvero amate il vostro mare, contribuite anche voi a salvarlo quando siete a bordo. Basta davvero poco per mettere in atto comportamenti che sono anche principi di buona educazione. Abbiamo stilato un “decalogo” che raccoglie importanti “eco-consigli” per i diportisti, legati da un filo comune: bando alla plastica!!!



1. Shopping-bag. Fate la spesa utilizzando esclusivamente una shopping-bag lavabile e riutilizzabile: fate finta che i sacchetti di plastica non esistano.



2. Dissalatore. Al bando le bottiglie di plastica; il dissalatore è una buona soluzione. Altrimenti dotatevi di contenitori bio per fare scorta di acqua potabile a ogni scalo, tenendo in considerazione i prodotti potabilizzanti di ultima generazione.



3. Spesa eco-friendly. Evitate prodotti con imballaggi ingombranti, prediligendo invece l’acquisto di prodotti locali a ogni approdo. Ci guadagna anche il gusto.



4. Stoviglie usa e getta no grazie. Niente piatti, bicchieri o posate usa e getta a bordo. Nell’ordine lavate bicchieri e posate, piatti e poi pentole per evitare di ungere ciò che unto non è. Consiglio: l’acqua di cottura della pasta a base di amido è un ottimo detergente e un ammorbidente per le mani.



5. Energia pulita a bordo. Limitate al massimo il consumo di energia a bordo, e che si tratti di energia pulita! Pannelli solari, generatori eolici, pile ricaricabili



6. Abbronzarsi senza inquinare. I prodotti detergenti a bordo, creme solari comprese, dovrebbero essere di tipo biodegradabile. Informatevi bene prima dell’acquisto. E comunque, vanno consumati in quantità minime già diluiti con l’acqua in flaconi formato vacanza. Usate spugne in microfibra, che funzionano solo con l’acqua. Tenete presente che bicarbonato, aceto e limone sono gli sgrassatori naturali più efficaci.



7. Occhio al vano motore. Operate una manutenzione costante del motore e del vano motore, aiuta a prevenire perdite inquinanti e esodi di denaro dal vostro portafogli. Non improvvisatevi travasatori di gasolio, largo alle pompe manuali!



8. L’acqua è preziosa. Niente sprechi a bordo, soprattutto di acqua dolce: sciacquate la barca solo con l’acqua non potabile e solo se necessario. Per lavarsi, va benissimo l’acqua di mare: basta poi darsi una sciacquata veloce con quella dolce per togliere il sale. Anche l’acqua della pasta – se avete la certezza di navigare in una zona “vergine” – potete comporla con due terzi di acqua dolce e un terzo di quella di mare. Oltretutto risparmiate sul sale!



9. Carena. Fate carena esclusivamente con vernici bio, le microparticelle che vengono disperse in mare – nel caso delle autoleviganti – sono assai nocive per l’ambiente.



10. Rifiuti e acque nere. Raccogliete e separate accuratamente i rifiuti, non gettate in mare neanche una buccia di banana. Ogni oggetto che utilizziamo diventa rifiuto, dobbiamo imparare a riciclarlo al meglio: volete evitare di incappare, in un futuro, in giganteschi “maelstrom” di plastica in mezzo al mare, come il Pacific Trash Vortex (l’isola della spazzatura formatasi appena sotto la superficie fra la California e le Hawaii a partire dagli anni Cinquanta, a causa dell’azione delle correnti, che oggi costituisce un agglomerato indistruttibile di rifiuti galleggianti estesi su una superficie grande circa quattro volte l’Italia)? Dotatevi di un retino e qualora avvistiate della plastica in mare, raccoglietela a bordo e portatela a terra. Questione acque nere: informatevi in ogni porto dove si trovi il serbatoio di raccolta delle acque nere. Non scaricatele in acqua.


Perché i marinai di un tempo portavano gli orecchini?

Questa curiosa ed antica tradizione ha molte interpretazioni. Un tempo tutti i marinai portavano gli orecchini: secondo alcune dicerie, essi ne portavano solo uno, d’oro, mentre secondo altre, ne portavano fino a quattro. Ma perché lo facevano? La variante più conosciuta, vuole che i marinai portassero un solo orecchino, d’oro, che rappresentava il loro tesoro: quando morivano, la maggior parte delle volte lontani da casa, con quell’orecchino si sarebbero potuti pagare un funerale e non essere così gettati in mare.  Secondo la tradizione francese, il buco che si formava nel lobo una volta indossato l’orecchino, procurava una buona vista, fondamentale per riconoscere da lontano scogli insidiosi o navi nemiche.

Secondo un’altra versione, i marinai potevano portare fino a quattro orecchini, due per lobo, da indossare una volta che avessero passato i 4 Grandi Capi: Capo Finisterre ( Spagna del nord) , Capo di Buona Speranza (Sud Africa) , Capo Leuween (Nuova Zelanda) e Capo Horn (Sud America). Avere più orecchini dimostrava cioè di aver percorso molte miglia, doppiato Capi importanti e di essere dunque buoni marinai con molta esperienza.

E come mai era sempre un orecchino a forma di anello?! A dire di alcuni, esso rappresentava il fidanzamento del marinaio con il mare.


Incontri ravvicinati, non del terzo tipo



Squalo davanti alla spiaggia di Ostia crea il panico

Avvistata una verdesca di 1,5 metri, a pochi metri dal bagnasciuga, fuggi, fuggi generale

Roma – Ostia è il quartiere sul mare della capitale. Con le sue lunghe spiagge, Ostia, nei giorni di vacanza e durante i week end della bella stagione è super affollata di bagnanti e così era ieri mattina, quando qualcuno dei bagnanti ha visto la pinna a 10/15 metri da riva, da prima l'incredulità, poi l'urlo "uno squalo", quindi un fuggi fuggi generale.

E in effetti lo squalo c'era, si trattava di una verdesca di circa 1,5 metri, la taglia classica di un adulto nei nostri mari. Uno squalo non pericoloso a meno che non sia infastidito. Ad allontanarlo è stato un bagnino con il suo pattino.

Il Comandante Esposito della Capitaneria di Porto, ipotizza, le elevate temperature dell'acqua di questi giorni come motivo dell'inusuale avvicinamento dell'animale a terra. Per sicurezza, la Capitaneria ha messo in allerta tutte le spiagge del litorale per vedere se l'avvicinamento sia stato un caso o qualcosa stia portando gli squali vicino a riva.


Portolano d'Italia HD



Nasce la nuova app Portolano d'Italia HD in collaborazione con Skipper, Marina, Yacht Club, Ormeggiatori, Porti Turistici ed appassionati della nautica.

L'unica app con più di 719 porti tra Marina Private, Yacht Club, Pontili, Banchine, Porti Turistici, Porti Commerciali, Porti Industriali, Porti Militari e Rade.

Ad ogni Porto vengono forniti molti dati quali: coordinate gps, descrizione del porto, vhf, contatto per l'ormeggio, e-mail per l'ormeggio, Capitaneria di Porto con gli orari di apertura e chiusura, dati tecnici sull'ormeggio, fondale, orario di accesso, fari e fanali, venti, traversia, ridosso, rade sicure e consigli per un accesso sicuro al porto. Inoltre per ogni scheda sono disponibili un' elenco di contatti telefonici con indirizzi utili per le attività in città. La nuova app disponibile in App Store per iPhone e iPod Touch

martedì 30 luglio 2013

Nasce la banca dati on-line per i motori fuoribordo rubati

Confindustria Nautica lancia la banca dati on line per i motori fuoribordo e le unità da diporto rubati. In seguito alle segnalazioni ricevute da numerosi operatori del settore che lamentavano il furto di motori marini e unità da diporto dai loro depositi, Ucina ha attivato una banca dati nella quale le vittime del furto possono inserire i dati identificativi dei beni sottratti per impedirne o quantomeno meno ostacolarne la ricettazione. Al tempo stesso l’utente che ha dubbi sulla provenienza di un motore o unità da diporto offerto in vendita può verificare se esso è stato segnalato come merce rubata. Chi intende inserire gratuitamente nel database messo a disposizione da Ucina i beni rubati deve collegarsi alla pagina web http://www.ucina.net/motorirubati/inserimentodenuncia.aspx e compilare l’apposito modulo con i propri dati personali e per ciascun motore rubato la marca, il modello, il numero di matricola, l'eventuale colore, la data e il luogo del furto. Per saperne di più andate all’indirizzo www.ucina.net e scaricate il manuale d'utilizzo.

SPECIALE MANUTENZIONE

Prima di mettere la barca “a riposo”, quest’inverno, assicuratevi di aver compiuto tutte le operazioni necessarie per evitare di ritrovarvi, in primavera, in balia di brutte sorprese
in Liguria, dove la bassa stagione non è poi così proibitiva, è visto come un ormeggio più lungo del solito: i lavori di messa “a nanna” sono spesso sottovalutati, con conseguenze disastrose alla prima uscita in mare. L’impianto dell’acqua e i serbatoi del carburante devono essere in cima alla vostra checklist invernale: altrimenti rischierete di venire assaliti dai cattivi odori o, peggio ancora, di danneggiare irreparabilmente l’entrobordo.



ACQUA DOLCE A BORDO
Serbatoi - Dovrete per prima cosa pulire i serbatoi attraverso il tappo di ispezione con uno spazzolone a manico corto. Potete utilizzare un prodotto comune oppure affidarvi a qualcosa di più specifico. In caso di serbatoio rigido, assicuratevi che sia verniciato con prodotti adatti all’uso alimentari, altrimenti ben poco potrete fare contro i cattivi odori. Svuotate i serbatoi dopo il risciacquo oppure, qualora non escludeste la possibilità di farvi qualche uscita fuori stagione, e non volete stare a svuotarli e riempirli ogni volta, buttatevi su qualche disinfettante.


Dissalatore – Se montate un dissalatore, il cui risciacquo automatico avviene tramite il tubo di collegamento con l’autoclave, fate attenzione che il prodotto che state utilizzando non contenga cloro, perché riduce l’efficienza delle membrane a osmosi inversa, oppure predisponete nel tubo un filtro a carboni attivi in grado di fermare il cloro.

Condutture – Anche le condutture meritano particolare attenzione: per rimuovere i depositi di calcare, esistono svariati composti in grado di proteggere le tubature per lunghi periodi. Versateli nel serbatoio nella quantità indicata sulle istruzioni, aprite un rubinetto e fateli circolare per alcuni minuti all’interno delle tubazioni, poi procedete al risciacquo con, eventualmente, uno dei detergenti succitati.

CARBURANTE
Serbatoio – Anche i serbatoi del carburante vanno controllati bene prima dell’ invernaggio. Innanzitutto non dimenticatevi di trattarli con prodotti specifici, che evitano il formarsi di batteri, morchie, fanghi e paraffine. In caso di entrobordo diesel, durante l’inverno lasciate il serbatoio pieno per impedire la creazione della condensa evitando così di alimentare il processo di ossidazione del carburante. Basta soltanto lasciare la nafta a riposo con l’aggiunta di un qualche additivo.



Filtro - Verificate poi lo stato del filtro di separazione del carburante dall’acqua: in genere è collocato tra il tappo della nafta e il filtro del motore. Trasparente, è dotato di una cartina in grado di trattenere le impurità. In caso di intasamento non può essere pulito ma dovrete sostituirlo. In alternativa potrete utilizzare un filtro decantatore: il suo posizionamento è identico rispetto a quello di separazione, ma sfrutta il peso specifico dell’acqua e delle altre sostanze più pesanti del carburante, che finiscono per depositarsi sul fondo senza entrare in

lunedì 29 luglio 2013

Alcuni consigli utili per la tua crociera in barca a vela

Lo spirito per vivere in barca si basa sullo stretto contatto con il mare costituisce un'esperienza unica che si può capire solo vivendola! La maggior parte del tempo passato in barca verrà vissuta dall'esterno, tra manovre,  relax al sole e bagni  mentre lo skipper  vi condurra' in tutta sicurezza alla meta decisa. La barca e’ un mondo a se’, dove si condividono gli spazi e la vita di bordo con spirito di collaborazione, ognuno con le sue capacita’ alle mansioni di bordo. Con una cassa comune saranno pagate poi gli eventuali ormeggi in porto, il carburante e la cambusa, che verra’ fatta prima della partenza e sara’ il vostro skipper a consigliarvi e a indirizzarvi al supermercato piu’ vicino e meno costosi. Durante la crociera non manchera’ certo l’occasione di scendere a terra e gustare i piatti tipici del luogo. Portare come bagaglio un borsone morbido o uno zaino (assolutamente vietati trolley e borse rigide) Sarà quello che vi servirà per una vacanza fatta all'insegna del pareo, infradito e libertà. Teli mare, asciugamani, caricatore telefono cellulare da auto  Consigli per la valigia: dipendera’ dalla stagione; giacca a vento, cappellino, felpa o maglioncino, T-shirt, occhiali da sole, infradito, scarpe con suola di gomma chiara, costumi e creme protettive! Bisogna ricordare che gli spazi e le riserve in barca sono differenti di quelli di casa nostra, pertanto è bene:
Razionalizzare i consumi di acqua
Razionalizzare i consumi di energia elettrica (soprattutto quando non ormeggerete in porto)
Non gettare carta e altri materiali nel water (anche la carta igienica in barca va gettata nel cestino)
Utilizzare (se possibile) schampoo e docciaschiuma biodegradabili e non nocivi al mare
Non portare asciugacapelli (potrà essere utilizzato solo quando attraccherete nei porti)

Non indossare mai tacchi ma solo scarpe di gomma.

MeteoMed: la miglior app per i bollettini nautici

Prima di uscire in barca è molto consigliato informarsi sulle condizioni del mare. Con MeteoMed, app  è possibile informarsi al meglio sulle previsioni dei mari e dei venti. L’app analizza più di 120 settori marini e 2100 porti con aggiornamenti in tempo reale, anche direttamente dagli utenti.


giovedì 25 luglio 2013

Dopo gli esami per l’auto anche i quiz Patente Nautica

Lo sviluppatore Enrico Luciano continua ad arricchire la collana di applicazioni improntate all’educazione stradale ed ora anche nautica. Dopo Quiz Patente 2011, disponibile in app Store sia in edizione gratuita che in edizione completa, arriva Quiz Patente Nautica. Quiz Patente Nautica è una completa applicazione per conoscere la terminologia della nautica e per esercitarsi con oltre 600 quiz per l’esame teorico della patente nautica, sia entro le 12 miglia che senza limiti al costo di soli 2,99€..



Si tratta di  un corso completo per imparare terminologia e regole; una piattaforma di quiz per esercitarti, sia su singoli argomenti che su tutti relative alle regole di navigazione.
Potrai inoltre inviare ad un amico la domanda a cui stai rispondendo, dare un giudizio sull’applicazione, condividere su Facebook o Twitter oppure ricevere aggiornamenti o notizie sull’app.


E’ possibile avviare la simulazione di esame teorico, con possibilità di esercitarsi sia per singolo capitolo, sia per capitoli scelti dall’utente, in modo da affinare la propria preparazione in particolari rami della materia.


Al di là delle semplici esercitazioni, quest’applicazione consente di salvare i risultati dei propri test effettuati, sia completati che incompleti. In quest’ultimo caso, avremo la possibilità di recuperarli sia per completarli o più semplicemente, per ripassarli.

Tra le altre caratteristiche:

Correzione delle domande, suggerimento della domanda esatta;
Riepilogo i tutti i test svolti(solo delle domande già svolte)
Consultazione del manuale/corso
Consultazione delle informazioni utili
Condivisione su Facebook e Twitter, invio di commento su Store
Invio di Email ad un amico con la domanda proposta
Invio di richieste/osservazioni al supporto tecnico
Statistiche sui test effettuati e registrati
Grafica ottimizzata sia per schermo normale che retina display.
Testato su iPhone 3Gs, iPod Touch, iPhone 4, iPad 1 e iPad 2




mercoledì 24 luglio 2013

Carburante che dolore! Come faccio a risparmiare?

Stare attenti allo spreco è un buona abitudine: alcuni consigli per rendere meno salata, e più piacevole, un'uscita domenicale
l problema tange di meno gli amici velisti, che hanno a disposizione l'energia della natura per non dissanguare il loro portafoglio, ma nella nostra ottica della nautica per tutti cerchiamo di andare incontro ai diportisti che con un piccolo scafo a motore di 4-5 metri la domenica non rinunciano ad una bella piacevole, un'uscita domenicale.
Se state andando a fare un bagno in compagnia, raggiungere la meta a 25 nodi o a 18 non cambia molto. Perchè allora non rilassarsi e affrontare la domenica con meno preocuppazioni? Riducete il numero dei giri del motore, apprezzate il rumore che cala, ma attenzione, tenete la barca sempre in planata. Il motivo è semplice, se rallentate troppo e lo scafo entra in quel limbo a metà tra la planata e il posarsi in acqua, a causa della maggiore superficie bagnata che lo avrà in quella situazione, il consumo del motore sarà comunque alto anche se avete diminuito la velocità. Il principio corretto non è: più vado piano meno consumo, perchè il rapporto tra consumo di carburante e strada percorsa a bassi regimi non è favorevole. Per avere un discreto risparmio di carburante in base alla strada che dovrete percorrere, basta portare il motore al minimo regime di giri per garantire una planata pulita allo scafo, e a quel punto astenersi dall'accellerare ulteriormente.
Ma non è tutto qui. La distribuzione dei pesi a bordo può essere altrettanto importante. Cercate di ridurre quelli superflui, e piazzate tutto ciò che è pesante a centro barca, evitando di mettere pesi eccessivi verso prua. Lo scafo avrà così un assetto migliore e soffrirà meno i pesi stivati a bordo. Se proprio volete affrontare il problema in maniera scientifica, munitevi di gps, va bene anche uno di quelli ormai comunemente presenti nei moderni telefoni cellulari, e inserite le coordinate della vostra meta. Seguite a quel punto la rotta indicata dal gps, assicurandovi di uscire il meno possibile dalla traccia. Il risultato sarà che farete molta strada in meno rispetto a quando timonate distratti procedendo a zig zag senza conoscere la rotta più breve verso la vostra destinazione.
Nello sperare che il costo del carburante possa tornare a livelli accettabili, ci auguriamo che i nostri piccoli consigli siano serviti a farvi sorridere e a farvi venire in mente qualche buona idea. Esistono inoltre piccoli dispositivi (che però funzionano solo per determinati tipi di entro e fuoribordo, poiché sono sviluppati in sinergia con i marchi) in grado di calcolare in tempo reale la velocità ideale e la regolazione del trim e dei flap ottimale per consumare il meno possibile.

Radar di bordo.....Siamo sicuri di sapere proprio tutto ???

La parola Radar, coniata dalla marina statunitense all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, è l'acronimo di "Radio detection and ranging". Si tratta di un dispositivo che, utilizzando onde corte che viaggiano in linea retta, è in grado di fornire due informazioni fondamentali riportate su un display: la distanza e l'angolo relativo tra la posizione della barca e ogni bersaglio individuato nel raggio di azione dell'antenna.

ELEVAZIONE E PORTATA

La portata nominale dei Radar utilizzati nel diporto, in genere, non supera le 30 miglia: è soprattutto nel range tra le 3 e le 6 miglia che lo strumento funziona al meglio. Poiché il sistema utilizza onde radio in linea retta (che colpiscono il bersaglio da individuare e tornano indietro), dovrete installare l'antenna più in alto possibile, per far sì che la curvatura terrestre non ne impedisca il funzionamento

I PARAMETRI PRINCIPALI

A seconda delle vostre esigenze di navigazione, potete intervenire sui diversi controlli del Radar: il "range" determina la porzione massima che siamo in grado di monitorare. Ricordate che all'aumentare del range diminuisce la precisione del segnale per cui molti bersagli potrebbero comparire sullo schermo quando si trovano a una manciata di miglia o anche meno da voi. In condizioni di scarsa visibilità, è meglio impostare un range decisamente ridotto (2-3 miglia). Altro parametro fondamentale è il "gain", o guadagno, con cui stabilite la sensisibilità dell'antenna di ricezione: aumentandolo sullo schermo vedrete riportati anche i segnali più deboli, ma è meglio non esagerare per evitare confusione e di confondere. La maggior parte dei Radar sul mercato incorpora impostazioni predefinite da usare a seconda dello stato del mare: il gain diminuirà man mano che le condizioni peggiorano. Esistono poi altri controlli il cui nome varia a seconda dei modelli: il "rain" serve per ridurre la visualizzazione del riflesso prodotto dalla pioggia: è un filtro, per cui se utilizzate questa funzione occhio che c'è il rischio di non vedere le barche piccole. Stesso discorso vale per il parametro "sea", che potete usare per ridurre il riflesso delle onde vicine alla barca.

DISTANZA E RILEVAMENTO

Una volta identificato un target sul vostro display, per capire se siete in rotta di collisione dovrete basarvi sui dati relativi alla distanza e al rilevamento bussola dell'altra imbarcazione: se quest'ultimo rimane costante durante l'avvicinamento, è probabile che siate in rotta di collisione. La distanza sui Radar viene monitorata con la funzione VRM (Variabile Range Marker), mentre per il rilevamento potrete fare affidamento alla funzione EBL (Electronic Bearing Line): puntando questa linea immaginaria verso il bersaglio, capirete se rimane su un rilevamento costante. Attenzione però alla vostra rotta, che dovrà essere in linea retta, quindi è consigliabile usare il pilota automatico.

I "MEMENTO" DEL RADAR

1. Ricordate che la precisione del target varia in funzione della portata del Radar. Se la aumentate troppo è facile che sul display non vengano visualizzate piccole barche da pesca o oggetti a pelo d'acqua.

2. Per aumentare la vostra visibilità agli altri dispositivi Radar dovrete dotarvi di un riflettore Radar. Ne esistono di due tipologie: quelli passivi, più economici, costituiti da placche incrociate di metallo, e quelli attivi, detti RTE (Radar Target Enhancer), piccoli apparati elettronici in grado di amplificare l'onda radio ricevuta.

3. I Radar marini operano su due frequenze, la banda X e la banda S: le imbarcazioni da diporto generalmente utilizzano la banda X, che consente di avere antenne più piccole ma ha il difetto di rilevare anche la pioggia. I riflettori Radar attivi funzionano di solito con la banda X, pertanto potreste diventare invisibili in caso di nubifragio: per una maggiore sicurezza, dotatevi di un riflettore a doppia banda.

4. I Radar di ultima generazione sono interfacciabili con il plotter cartografico di bordo, consentendo l'overlay dei dati Radar alla carta nautica: potrete capire immediatamente se un bersaglio individuato dal Radar sia una struttura fissa, come uno scoglio, un faro oppure un target mobile come un'altra imbarcazione.

Un occhio al tender prima di partire


La comodità in crociera non è mai troppa, e il tender è uno dei confort ai quali il diportista non vorrebbe mai rinunciare. Cosa c'è di meglio di lasciare la barca in rada e muoversi con il vostro piccolo gommone? Niente di più comodo a patto che il tender e il suo motore siano perfettamente funzionanti.

Per evitare le operazioni di manutenzione sotto il sole cocente, cercate di programmare un check-up completo del tender prima di partire, è relativamente semplice e non vi prenderà molto tempo.

Motore

La prima operazione da fare è quella di immergere il piede del motore in un secchio di acqua dolce e accenderlo, in maniera tale da far circolare l'acqua nel circuito eliminando eventuali residui. Con quest'operazione si verificherà anche il corretto funzionamento della girante. Fatto ciò procederete a un controllo delle candele, sostituendo quelle troppo incrostate e pulendo quelle ancora in buone condizioni. Per pulire le candele è sufficiente una spazzola di metallo. Non dimenticate prima di andare in acqua anche un controllo al livello dell'olio.

Tender

Il sole e il sale sono i nemici mortali del vostro tender, causando il progressivo deterioramento della gomma. I punti di maggiore usura sono le giunture e le cuciture, alle quali andrà data particolare attenzione, eventualmente intervenendo con le opportune riparazioni. Potete acquistare dal vostro negozio di nautica di fiducia il kit necessario per le riparazioni sul vostro gommone.

Sarà opportuno anche verificare l'eventuale presenza di micro fori: gonfiate il tender e bagnatelo con acqua e sapone, un metodo tanto antico quanto efficace. La presenza di un eventuale perdita d'ari sarà tradita dalle eventuali bollicine.

Per i tender a chiglia rigida: teneteli in acqua per qualche ora, poi tiratelo a secco e aprite il tappo del doppio fondo per constatare che non ci siano infiltrazioni d'acqua dalla chiglia.

martedì 23 luglio 2013

Barche a motore, alcuni consigli

Vacanze sulle barche a motore



Elenchiamo una serie di consigli, per i naviganti novelli, che da poco hanno una barca a motore e ancora devono imparare le regole e leggi vigenti in mare.






Prima di tutto, tutte le persone che si trovano sulla barca devono essere consapevoli di queste norme e rispettarle, per essere in grado di reagire correttamente in caso di necessità.






Il primo punto riguarda la patente nautica. È importante sapere che la legge non impone la patente nautica a chi impiega il natante da diporto sotto i 40 cv. Quindi, tutti possono navigare in mare con una barca a motore, sempre che si navighi a poca distanza dalla costa.






La priorità prima di partire è quella di avere sufficiente carburante e una buona quantità di acqua potabile. Concludiamo questa serie di utili consigli con il vano passacavo della 220 volt. Il cavo che porta la corrente è spesso volante e senza una sede precisa. Delle volte può costituire un pericolo se viene lasciato libero di attorcigliarsi e di occupare la spiaggetta.


Un altro punto importante riguarda la sicurezza: tutta la dotazione nautica per la sicurezza deve essere presente sulla barca, e in numero sufficiente. Se fosse possibile disporre di una radio, altrimenti di un cellulare per eventuali chiamate di ausilio.






Un minimo di segnalazioni si devono imparare; una boa importante da riconoscere è di colore rosso con una barra diagonale bianca e una bandierina in cima: rappresenta la presenza di un sub in attività.






Non è una buona idea ancorare vicino ad altri imbarcazioni, né passare navigando in prossimità di barche già ancorate perché potrebbe dare fastidio a chi si trova a bordo. Se si vuole avvicinare alla costa, si devono usare i corridoi di lancio (una serie di boe rosse o arancioni, che vengono disposte perpendicolarmente alla costa).

Migliorare la vita in barca, consigli

Dobbiamo metterci in testa che non esisterà mai la barca perfetta ma obiettivamente si può migliorare la vita di bordo con delle soluzioni ingegnose e originali che tengono conto delle esigenze di ottimizzare gli spazi, con sistemi a scomparsa.
Naturalmente non si può avere tutto, ma avere una panoramica di quelle che possono essere ingegnose soluzioni può contribuire a darci un’idea su come risolvere certe situazioni.
Solitamente i pescatori non hanno particolari problemi di stoccaggio per le loro canne da pesca, ma se ciò non dovesse essere sufficiente è sempre possibile aggiungere altri pieghevoli in cabina contro le murate del pozzetto. Oppure, ancora più ingegnoso, può essere dotare il tettuccio con una rastrelliera ed una serratura.  Un’ altro modo può essere quello di organizzare il gavone prodiero.
Per facilitare la discesa e la salita di un tender, di un gommone o di una moto d’acqua si può dotare la poppa di una spiaggetta abbattibile che grazie a un comando elettrico può scendere sotto il livello di galleggiamento. Andremo così a sfruttare una specie di “montacarichi” utile anche per altre evenienze come ad esempio l’imbarco e lo sbarco.
Il miglior modo per il ricovero del tender sulla spiaggetta è alloggiarlo sulle selle. Una volta però che è in acqua le selle possono risultare pericolose, meglio se ripiegano all’interno.
E se volessimo che la salita e la discesa avvenisse da prua? E’ consigliabile l’apertura della battagliola all’altezza della delfiniera e se questa ha anche un piccolo gradino sarà ancora più facile per i meno agili sbarcare senza il rischio di scivolare.


Ora diamo uno sguardo ad alcuni accorgimenti che possono tornare utili nel caso si effettuino manovre particolari come il disancoraggio o l’ormeggio in condizioni difficili. Ad esempio durante la fase di disancoraggio è spesso utile avere entrambe le mani libere anche se purtroppo molte delle pulsantiere dei salpancora elettrici sono a mano. La soluzione è un comando elettrico a pedaliera.
Al contrario dove invece una pulsantiera a mano potrebbe agevolarci non poco la vita è nella possibilità di istallare uno yacht controller, con il quale è possibile manovrare la barca da qualsiasi punto della barca grazie a un sistema wireless che permette di comandare l’elica di prua, i due motori, e l’elica di poppa.  Sicuramente però s’intuisce quanto utile sia per una barca effettuare una manovra quando ha un solo comandante e si trovi ad effettuare un ormeggio con visuale coperta o a spazio ridotto.