Cosa sono questi grandi e misteriosi occhi che ci guardano dalla prua delle nostre vecchie lancette o dei vecchi gozzi? Sono e si chiamano “occhi apotropaici” (dal greco apotròpaios, derivato di apotròpein che significa allontanare), cioè, allontanano gli influssi malefici. L’uso di questa particolare “decorazione” si perde nella notte dei tempi, sia nei mari orientali che in quelli occidentali.
Col passare dei secoli gli spiriti rimasero spiriti nei mari orientali, mentre in occidente subirono un’evoluzione, lasciando il posto al cosiddetto malocchio, contro il quale gli occhi furono considerati valido ed indispensabile antidoto da una cultura comunque superstiziosa. Quando poi anche il malocchio non fu più motivo “presentabile” per la sopravvivenza di tali occhi, il buon marinaro, che nel proprio legno ha sempre visto qualcosa di vivente, giustificò l’esistenza degli occhi affermando che senza di essi la barca non vedeva e non avrebbe più potuto evitare gli ostacoli. L’occhio c’era sempre stato e, comunque, doveva continuarci a stare, tant’é vero che nelle marinerie più profondamente “religiose” pur di trovare una motivo per mantenercelo si sostituì la pupilla con una “stella maris” o addirittura con l’immagine di un santo protettore. E quando a fine ottocento s’imposero i bastimenti di ferro e gli occhi non vi furono dipinti, il marittimo mediterraneo non rinunciò affatto all’ atavico concetto: gli occhi di cubia del bastimento in ferro per decenni costituirono per lui l’evoluzione rappresentativa degli occhi apotropaici.
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