Dall’ Ottocento agli anni Venti l’arredamento dei transatlantici si trasformò in una fedele riproduzione dei grandi alberghi frequentati dalla borghesia e dalla nobiltà.
La grande nave passeggeri si trasformò da mezzo di trasporto ad albergo galleggiante impegnando esteti, decoratori e architetti in accesi dibattiti per scegliere lo stile dell’arredamento. Ci fu una fase iniziale dalla nascita del piroscafo alla prima decade del Novecento, nella quale l’arredo di bordo veniva progettato e realizzato dal carpentiere navale e il risultato finale erano delle finiture e dei mobili dall’ aspetto massiccio e spartano.
Con l' avvento dei grandi transatlantici si sviluppò ulteriormente la decorazione dei ponti alti occupati dalle classi superiori, inutile dire che le ampie stanze destinate agli immigrati non subirono variazioni nè di tipo architettonico nè di tipo decorativo. Gli ingegneri navali a questo punto si limitarono a progettare in totale autonomia solo gli spazi e le strutture di bordo, rivoluzionati poi in un secondo momento dall’ intervento di falegnami e tappezzieri che provvedevano a nascondere con i loro decori la struttura della nave, con la speranza di dare ai passeggeri l’impressione di non essere in balia dell’oceano, ma comodamente seduti all' interno di un albergo sfarzoso. Il risultato fu una cozzaglia di stili diversi uniti in uno stesso ambiente che poteva passare dal gotico francese al barocco veneziano, dal manierismo inglese al rinascimento fiorentino, dallo stile assiro babilonese.
I primi che si ribellarono a questo scempio artistico dopo la seconda metà degli anni Venti furono i tedeschi e i francesi. Per quanto riguarda l’Italia, il nostro paese entrò nella corsa al gigantismo dei transatlantici solo alla fine degli anni Venti, e lo fece apportando un contributo decisivo ai canoni architettonici e decorativi della moderna nave di linea, grazie alle avanguardie che esaltarono il mezzo di trasporto e la velocità come fenomeni di una Nuova Arte.
Col passare degli anni i contatti tra ingegneri e arredatori diventarono sempre più frequenti fin quasi a fondersi nella bellezza della forma aerodinamica e funzionale. Il designer triestino Gustavo Pultizer Finali esportò in tutto il mondo lo stile Novecento, con capolavori quali Conte di Savoia del 1932, Victoria del 1933, Neptunia del 1933 e Calilea del 1936.
Rinaldo Piaggio nel 1884 fondò la prima ditta italiana specializzata nell’ arredo navale, rilevò dal padre, commerciante di legnami, un vasto capannone a Sestri Ponente confinante con i cantieri navali di Nicolò Odero. Lo sostennero nell’ impresa come soci, il fratello armatore Giuseppe Piaggio e lo scultore genovese Pietro Costa. In pochi anni svilupparono reparti per la lavorazione dei metalli, del vetro, di tappezzeria e di progettazione degli arredamenti. Tutti i piroscafi passeggeri costruiti tra la fine dell’800 e la prima guerra mondiale, nei cantieri del gruppo Odero e nei cantieri Ansaldo furono arredati dalla Piaggio. La Piaggio partecipò anche a grandi esposizioni internazionali, nel 1892 a Genova, nel 1900 a Parigi, nel 1906 a Milano e nel 1911 a Torino. Alla vigilia della prima guerra mondiale Rinaldo Piaggio si ingrandì aprendo altri stabilimenti a Finale Ligure, a Pisa e a Pontedera, in modo da diversificare la produzione, e ben presto l’arredamento navale divenne un’attività marginale che con gli anni fu definitivamente abbandonata. La nuova produzione si occupò di traversine ferroviarie in legno e di rotaie e carrozze ferroviarie con il relativo arredamento. La prima guerra mondiale influenzò anche l’andamento dell’azienda che decise di dedicarsi esclusivamente alla costruzione di idrovolanti, aeroplani, motoscafi antisommergibili e motori a scoppio per aerei che in seguito trovarono applicazione sui ciclomotori, i quali resero celebre la Piaggio nel mondo fino ai giorni nostri.
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